Werk Tenna – Cupola corazzata

Alloggiamento cupole corazzata

Alloggiamento delle cupole corazzate del forte Tenna.
Si possono notare i resti del calcestruzzo usato per riempirlo.

Il punto debole di qualsiasi forte corazzato è sempre stata la sua fissità. La progettazione di un’opera fortificata presuppone infatti di ipotizzare anche la provenienza più probabile della minaccia, cercando al tempo stesso di garantire la protezione anche da direzioni diverse. Per porre rimedio alla staticità intrinseca delle opere fortificate vennero ideate e realizzate quelle che possono essere considerate delle vere e proprie meraviglie tecnologiche per l’epoca: le cupole corazzate girevoli. Mutuate concettualmente dagli armamenti navali, queste avanzatissime installazioni vennero introdotte massicciamente proprio a partire dagli anni ’80 dell’Ottocento e vennero gradualmente irrobustite e perfezionate. L’Impero austro-ungarico produsse forse alcune delle migliori realizzazioni in questo campo, venendo anche imitato dall’alleato tedesco e surclassando in resistenza le cupole girevoli francesi, belghe e italiane. Werk Tenna venne inizialmente armato con le cupole prodotte dalla ditta boema Skoda Werke, dotate di mortai M80 da 15 cm; si trattava di armi che invecchiarono rapidamente e capaci prestazioni balistiche molto scarse (la gittata massima su affusto ruotato era di soli 3,5 km!). Probabilmente si fece ricorso al modello di tipo Schaumann, il quale prevedeva una calotta di forma semisferica realizzata in fusione unica, anziché assemblate come la maggior parte dei prodotti contemporanei, cosa che ne migliorava enormemente le capacità di resistenza (erano progettate per assorbire proietti di mortai fino ad un calibro di 21 cm). Avevano inoltre uno spessore considerevole (30 cm alla base, 10 sulla sommità) e una avancorazza che sprofondava fino ad 80 cm nella copertura, cosa che ne innalzava il peso complessivo fino a circa 14 tonnellate. La “saetta” (profilo) ridotta a soli trenta centimetri di altezza sulla copertura e il diametro minimo (1,90 metri all’esterno)ne rendeva più arduo l’inquadramento da parte dei tiri dell’artiglieria avversaria. Possiamo però dire che Tenna fu il primo forte dello sbarramento di Trento ad adottare questi congegni molto diversi dal tipo sperimentato pochi anni prima nel forte s. Rocco, il quale adottò una calotta della ditta tedesca Gruson dotata di due cannoni. Sembrerebbe anche che la decisione di collocare questo tipo di armi sulla copertura del forte possa essere stata adottata solo nella fase finale di progettazione: la sezione che ospita le cupole costituisce infatti un piccolo “secondo piano” asimmetrico rispetto alla struttura complessiva e l’area del montacarichi dedicato ai mortai in cupola sembra presentare una disposizione dei locali interni frutto di un compromesso. Nel corso del 1910 i mortai vennero sostituiti con i modernissimi obici Skoda da 10 cm M05, migliorando così gittata e cadenza di tiro e garantendo una migliore protezione complessiva dell’opera. Nel 1915, dopo lo scoppio delle ostilità con l’Italia il forte venne ritenuto obsoleto e si procedette al suo completo disarmo. Le cupole corazzate vennero smontate e furono installate in roccia, con una scelta davvero ardita, direttamente sulla sommità del monte Celva, nei dintorni di Trento a ben 962 metri di quota e a più di 20 km di distanza!! Vennero sostituite da una gettata in calcestruzzo che ne simulava l’aspetto e da tronchi di legno dipinti di nero per imitare le bocche da fuoco, con lo scopo di ingannare l’osservazione nemica. Questo espediente venne adottato in diverse altre fortezze e diede spesso ottimi frutti, a giudicare dai rapporti preoccupati inviati dal Servizio Informazioni italiano. Il forte non venne mai coinvolto nei combattimenti della Grande Guerra, ma è probabile che se ciò fosse accaduto le artiglierie italiane avrebbero sprecato numerosi colpi grazie a questo ingegnoso camuffamento.

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