Non poteva mancare, in un’opera militare, un’area destinata al ricovero ed alla cura dei feriti. L’infermeria era costituita da un reparto di degenza, con alcuni posti letto, una stanza di medicazione ed un ambulatorio.
Nonostante le ferite provocate dalle schegge d’artiglieria provocassero orribili mutilazioni nei sopravvissuti e i prolungati bombardamenti minassero la sanità mentale dei soldati, la Grande Guerra determinò un’evoluzione straordinaria nelle tecniche medico-chirurgiche. Sui campi di battaglia, ma anche nei forti, vennero introdotte profonde innovazioni nelle prassi di sterilizzazione, di anestesia e operatorie, così come nelle pratiche riabilitative. I raggi x, la tintura di iodio, le trasfusioni di sangue e le soluzioni saline furono solo alcune delle innovazioni portate dalla Prima Guerra Mondiale. Alexander Fleming, il primo ad isolare la prima sostanza antibiotica nota come “penicillina”, venne arruolato come medico militare e fece moltissima esperienza sul campo nelle sale operatorie di prima linea. Purtroppo la grande quantità di feriti e la vasta tipologia di traumi paradossalmente aiutarono il miglioramento delle tecniche mediche.