
Forte Dossaccio nel 1916. Costruito negli stessi anni di Werk Colle delle Benne, Werk Dossaccio è quasi identico esteticamente. Si notino gli scudi blindati alle finestre, presenti anche alle Benne. Fonte: www.europeana1914-1918.eu
Le notizie su Werk Colle delle Benne, specialmente riguardo alla sua costruzione, sono poche e frammentarie. Vi è certezza solamente sul nome del progettista, il capitano Franz Scholz, e sulla data di fine dei lavori, il settembre del 1889. La costruzione avvenne probabilmente tra il 1885 e il 1889. Si tratta di una delle prime realizzazioni facenti parte del cosiddetto “stile Vogl”, filosofia costruttiva che prese il nome dal direttore del Genio di Innsbruck e responsabile per le fortificazioni del Tirolo meridionale Julius Vogl (1883-1890). Rispetto alla generazione precedente (il cosiddetto “Stile trentino”), i forti dello “stile Vogl” erano definiti “Einheitswerke” (forti unitari). Si tratta di uno stile altamente sperimentale che introduceva alcuni elementi profondamente rivoluzionari: le murature frontali delle casamatte vennero inclinate fortemente e rinforzate da enormi conci in pietra e, all’interno, da spesse corazzature metalliche, la costruzione veniva parzialmente interrata per sfuggire meglio al tiro avversario, era presente un profondo fossato irto di reticolati, le postazioni di combattimento e dei locali di servizio erano concentrati in un unico edificio per consentire una maggiore efficienza e resistenza in caso di assedio, mentre nel campo degli armamenti vennero sperimentati per la prima volta i mortai in cupola corazzata girevole.
Werk Colle delle Benne fa parte della prima fase dello “stile Vogl” ed aveva una pianta trapezoidale piuttosto regolare, con un cortile sopraelevato quasi al centro, mentre per le murature si registra un uso pressoché esclusivo di pietra locale.
La pianta molto lineare (a differenza del coevo forte Tenna), specialmente sul fronte di scarpa, rivela chiaramente il settore principale di tiro e fu probabilmente di ispirazione per le opere successive in “stile Vogl”. La fortezza venne posta sulla sommità del colle di S. Biagio, immediatamente a NO dell’abitato di Levico, in modo da controllare lo sbocco della Valsugana (in cooperazione con il dirimpettaio forte Tenna), il paese di Levico e la importante strada di collegamento tra Levico e Pergine Valsugana. I quattro cannoni da 12 cm M80 trovavano posto in altrettante casamatte, mentre le postazioni per i due mortai M80 da 15 cm in cupole girevoli d’acciaio vennero ricavate, con una scelta forse un poco approssimativa, nel punto di giunzione tra il blocco batterie e l’area destinata agli alloggi. Un cofano “a orecchie di gatto” dove erano collocati alcuni affusti per fucili (ne erano stati installati dieci in totale), consentiva di sorvegliare il fossato perimetrale attraverso numerose feritoie blindate. La guarnigione poteva contare fino ad un massimo di 133 uomini di truppa per tre ufficiali in caso di guerra, con ricoveri di emergenza per ulteriori 148 soldati e 4 ufficiali. L’autonomia idrica era assicurata da una cisterna di circa 45 metri cubi (8109 razioni) che, assieme alle scorte alimentari, doveva garantire una resistenza di almeno trenta giorni in caso di assedio.

La sparuta a guarnigione di Werk Dossaccio nel 1914. Anche nel Colle delle Benne in tempo di pace c’erano tra i 10 e i 20 uomini. Fonte: europeana1914-1918.eu
Grazie al dettagliatissimo Rapportsplan che la direzione del Genio di Trento aggiornava costantemente sappiamo che il forte venne gradualmente ammodernato e tenuto in efficienza nel corso degli anni. La rapidissima evoluzione nel campo delle artiglierie d’assedio avvenuta negli ultimi vent’anni dell’Ottocento lo rese però rapidamente obsoleto e quando nel 1915 l’Italia dichiarò guerra all’Impero Austro-ungarico, il forte venne disarmato e declassato a caposaldo di fanteria e magazzino, pur essendo comunque considerato “a prova di granata” (in grado di resistere a colpi di calibro fino a 15 cm).