In fondo alla lunghissima poterna era collocato questo cofano di scarpa, scavato interamente nella roccia e dotati di una coppia di mitragliatrici Schwarzlose.
Con la sua posizione dominava la val d’Astico ed aveva un campo di tiro vastissimo. Si trattava di una posizione virtualmente inespugnabile, e che, in effetti, non venne mai attaccata direttamente dalla fanteria italiana durante la Grande Guerra. Oltre al dislivello, i fianchi della montagna erano anche ricoperti di reticolati alti circa due metri, percorsi da corrente elettrica, perfezionando la protezione passiva.

La visuale dal cofano di scarpa. Notare i fitti reticolati che miglioravano la protezione passiva della postazione (tratto da Puecher M., Forte Belvedere Gschwendt)
La postazione era dotata di un meccanismo per il ricambio dell’aria, di un sistema di riscaldamento attraverso stufe a legna e disponeva di un collegamento telefonico con l’opera principale, dal quale venivano impartiti obiettivi e dati di tiro. Un tubo lanciarazzi poi forniva illuminazione durante gli attacchi notturni. Infine era presente un sistema per far defluire le acque di infiltrazione, abbondanti a causa delle rocce carsiche della zona. Tale sistema funziona parzialmente ancora oggi. Si notino nei muri le tracce lasciate per il passaggio dei cavi elettrici e telefonici.